I.6.

La morte di Tommaso d'Aquino.

Possiamo avere una nozione più profonda, per mezzo di questi testimoni, della perfezione di ciò che S. Tommaso d'Aquino intendeva come vita contemplativa. Questa, nel suo ultimo anno di vita, si accentuò e arrivò ad un punto culminante. Su questo riguardo, però, passiamo la parola a João Ameal, nonostante nella sua narrazione lui si fondamenti anche in Guglielmo di Tocco. 

L'ultimo anno della vita di Tommaso d'Aquino, dice João Ameal, è segnalato da diversi avvenimenti straordinari che lo mostrano, giorno dopo giorno, ogni volta più irresistibilmente chiamato alle intimità soprannaturali. 

Già nel convento di Napoli frate Domenico di Caserta nota che Tommaso scende dalla sua stanza prima delle Mattine e va fino in chiesa. Appena suona la campana e suppone i compagni presti a svegliarsi, ritorna su, come se non volesse essere scoperto. 

Frate Domenico si decide un giorno a sapere cosa accade. Si alza più presto e, vedendo il Dottore Angelico uscire di cella, lo segue, occulto, in cappella di San Nicola. Lì sorprende il maestro domenicano immerso in profonda preghiera. E, con grande spavento, osserva che il suo corpo si alza in aria, due palmi sopra il livello del suolo. In pochi momenti, nella penombra silenziosa della cappella, si fa sentire una voce misteriosa, che viene dal crocifisso innalzato sull'altare:

-"Tommaso, hai scritto bene di me.
Che riceverai da me
come ricompensa per il tuo lavoro?"
 

In ginocchi, trasportato nella fede, Tommaso esprime nella risposta la pienezza del suo ardore mistico:

-"Signore, niente, tranne Voi!"

Dopo narrare questa scena prodigiosa, Tocco informa che il maestro lavora nella terza parte della Summa Theologiae, e poco più scriverà. Se il Signore gli parla di ricompensa, ciò è un segnale della fine delle sue fatiche. 

Di fatto, non passa molto tempo senza che Tommaso arrivi alla maggiore altezza della sua vita visibile. È nel giorno 6 dicembre del 1273, quando celebra la Messa, nella stessa cappella di San Nicola. Bruscamente, si opera in lui un grande cambiamento, che impressiona a tutti gli assistenti.  Finita la Messa, non torna a scrivere e lascia incluso di finire la terza parte della Summa, subito dopo aver finito il trattato dell'Eucaristia. 

Dispiaciuto, vedendolo ogni volta più lontano dei tratti abituali, il suo segretario, frate Reginaldo da Piperno, gli osserva:

-"Maestro, come abbandonate
un'opera così vasta,
che avete intrapreso per la gloria di Dio
e l'illuminazione del mondo?"

Tommaso replica:

-"Non posso più." 

Poco tempo dopo, accompagnato da Reinaldo, il Dottore Angelico va a visitare la sua sorella, la Contessa Teodora di Sanseverino, di chi è specialmente amico. Teodora lo trova strano e, sorpresa, domanda al suo confidente:

-"Cosa accade?
Frate Tommaso è così distratto
che quasi non mi parla!"

Piperno, melanconico, schiarisce:

-"È così
dalla festa di San Nicola.
Ha lasciato finanche,
completamente,
di scrivere."

E torna ad insistere, ripetute volte, con il maestro, per che gli spieghi la ragione della sua apatia. Fino a che Tommaso dichiara nuovamente, con più fermezza e veemenza:

-"Ti chiedo, 
per la carità che hai adesso per me,
di non trasmettere a nessuno,
mentre io viva,
cosa ti dirò."

E accrescenta, perentorio:

-"Tutto che ho scritto fino a oggi,
mi sembra unicamente paglia,
paragonato con quello
che ho visto e che mi fu rivelato" (54). 

Alcune settimane più tarde, Tommaso d'Aquino fu convocato dal Papa per presentarsi al Secondo Concilio Ecumenico di Lione; insieme al suo segretario Reginaldo e Giacomo di Salerno intraprende un viaggio fino alla Francia. 

A mezza strada, prossimo a Fossanova, Tommaso rimase ammalato; fu accolto nel monastero cistercense di quella città e lì venne a morire.

Prima di morire tornò a manifestarsi un'altra volta su ciò che era occorso nel giorno 6 dicembre dell'anno anteriore; su questo argomento, però, con più possibilità di capire, torneremo a parlare nelle pagine finali di questo lavoro.

 


Riferimenti

(54) Ameal, João: o.c., pgs. 143-5.