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Consideriamo, in primo posto, cosa sia la fede, quella virtù senza
la quale, dicono le Scritture, "non è possibile piacere a Dio"
(Eb. 11, 6).
Le Sacre Scritture fanno capire che la fede è un modo di conoscenza.
Di fatto, nella Epistola agli Ebrei si può leggere che
"per la fede noi conosciamo
che l'Universo ha ricevuto la sua ordine
da una parola di Dio,
di modo che le cose invisibili
non sono sorte dalle cose sensibili".
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La stessa cosa lo afferma anche S. Tommaso d'Aquino:
"Per la fede si inizia in noi la vita eterna,
poiché la vita eterna non è nient'altro
che conoscere a Dio.
Di fatto, dice il Signore
nel Vangelo di S. Giovanni:
`Questa è la vita eterna,
che ti conoscano a te
unico Dio vero'.
Ora, questa conoscenza di Dio
si inizia in noi per la fede"
(5).
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Da dove si deduce che, secondo il modo di parlare delle Sacre Scritture
e il pensiero di Tommaso d'Aquino, la fede é un modo di conoscenza.
Diciamo, però, che la fede è un modo di conoscenza per
differenziarla di altri modi possibili di conoscenza che non sono fede.
Di fatto, continua Tommaso d'Aquino, la fede importa un'assentimento dell'intelletto
a quello che si crede (6). Ci sono, però, due maniere dell'intelletto
assentire a qualcosa:
"Di un primo modo,
l'intelletto può assentire a qualcosa
essendo mosso dal proprio oggetto conosciuto,
o perché è conosciuto per se
stesso,
come nel caso dell'intelletto
dei primi principi delle dimostrazioni,
o per mezzo di un'altra conoscenza,
come accade nella conoscenza della conclusioni,
conosciute attraverso i principi
dai quali furono dimostrati,
che è quello che accade nelle scienze.
C'è, però, un'altro modo per
il quale l'intelletto
può assentire a qualcosa,
che è per una elezione volontaria,
declinandolo ad una parte
più che ad un'altra.
Se questo si fa' mantenendo però il
dubbio
e la possibilità che l'altra parte sia
corretta,
avremo l'opinione;
se, però, si fa' di modo certo
e senza timore di sbaglio,
avremo la fede" (7).
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Si deduce, da queste parole, che la fede è di fatto una conoscenza,
ma che differisce dalle altre conoscenze perché non è raggiunta
attraverso l'evidenza della propria cosa conosciuta, ma per un'assentimento
mosso dalla volontà che accetta qualcosa essere vera perché
Dio così lo rivela (8). Alle altre conoscenze siamo mossi dalla
propria intelligenza, attraverso qualche evidenza intellettiva immediata
o per riduzione ad esse attraverso il ragionamento; la conoscenza della
fede, però, differisce di tutte queste perché non è
raggiunta per un'evidenza della propria intelligenza, ma per un movimento
della volontà.
È molto importante rilevare questo punto, perché ci sono
ancora altri elementi per i quali la fede, come conoscenza, differisce
dalle altre conoscenze, e che sono di grande portata per il tema che stiamo
trattando della contemplazione.
Tutti quelli che hanno fede conoscono come che naturalmente questa prima
differenza di che stiamo parlando, anche se non l'abbiano studiato.
Quando qualcuno si riferisce al possesso di altre conoscenze che non la
fede, sempre si riferirà a loro usando di espressioni tale
come "lo so" o "capisco tale o quale cosa". Quando si tratta,
però, di qualcosa conosciuta per la fede, non diciamo più
"io so", ma si "io credo", nonostante si tratti tanto in
un caso come in un'altro di modi di conoscenza; anche se chi si espressa
in tale modo non l'abbia avvertito, la scelta di espressione diversa accade
perché quando qualcuno dice "io credo" include nel significato
di questa espressione, oltre alla propria conoscenza, un atto della volontà.
È per questo che non riusciamo ad utilizzarci di quelle altre espressioni
come "io so" quando vogliamo descrivere la conoscenza della fede;
l'espressione "io so" descrive una forma di conoscenza che non involge
nessun atto della volontà.
Di questo modo, della fede partecipano tanto l'intelligenza quanto la volontà.
Essendo però una conoscenza, nonostante che per realizzarsi abbia
bisogno di una partecipazione della volontà, la fede appartiene
in modo proprio all'intelligenza. Credere è, in modo immediato,
dice Tommaso d'Aquino nella Summa Theologiae, un'atto dell'intelligenza,
perché l'oggetto del suo atto è la verità, che
è qualcosa che appartiene in modo proprio all'intelletto, e no alla
volontà (9).
La fede come conoscenza ha come oggetto a Dio e alle cose che si ordinano
a Dio, così come l'oggetto della conoscenza che è la Medicina
è la salute e le cose che si ordinano alla salute (10).
Dice anche Ugo di San Vittore che
"Le due cose in che massimamente
consiste la fede
sono il mistero di Dio
e del Verbo Incarnato" (11),
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perché per la fede si inizia nell'uomo la vita eterna e, d'accordo
con la parola di Cristo nel Vangelo di San Giovanni,
"La vita eterna è questa,
che conoscano te,
solo vero Dio,
e Colui che hai mandato,
Gesù Cristo".
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