L'EDUCAZIONE SECONDO
LA FILOSOFIA PERENNE

Capitolo X

Prospettiva Teologica




1.

Introduzione.

Nei capitoli precedenti di questo lavoro abbiamo esposto il rapporto tra la contemplazione e l'educazione secondo i testi filosofici di San Tommaso d'Aquino. Abbiamo  considerato come filosofici quei testi di San Tommaso in che ci sono argomenti la cui validità non dipende da qualche principio che soltanto si possa conoscere attraverso la Rivelazione. Secondo questo criterio, si fanno filosofici non appena i testi dei Commenti ad Aristotele, ma anche quelli contenuti in lavori tradizionalmente considerati teologici, anche che citassero le Sacre Scritture, se la validità delle loro conclusioni non dipendano necessariamente da principi conosciuti appena attraverso la Rivelazione.

D'altro lato, secondo questo stesso criterio, non devono essere considerati teologici appena i testi che citano le Sacre Scritture o riportino direttamente il contenuto della Rivelazione. San Tommaso d'Aquino, nel Commento al Libro dei Nomi Divini, dice che la Sacra Scienza non è la stessa cosa che la Rivelazione, ma qualcosa che si stende partendo da essa:

"Osserviamo", 

dice Tommaso d'Aquino,

"che nella scienze
i principi e la conclusioni
appartengono allo stesso genere.
Ora, i principi
dai quali la Scienza Sacra procede
sono quelli che, accettati
per rivelazione dello Spirito Santo,
sono contenuti nelle Sacre Scritture.
Per conseguenza,
tutto che possa essere dedotto
dai principi contenuti
nella Sacre Scritture
non è alieno alla Teologia,
anche se non sia
nelle Sacre Scritture" (1). 

Si segue da qui che la sapienza contenuta nei lavori di S. Tommaso d'Aquino non è appena quella che procede dalla filosofia, la quale  procede, in ultima analisi, da principi conosciuti dalla luce naturale dell'intelligenza (2). C'è anche, nelle opere di Tommaso, un'altra sapienza, che procede da un'altra scienza, la quale ha la sua origine in principi conosciuti non dalla luce naturale dell'intelligenza, ma in una scienza superiore, che è la scienza divina (3), la quale si riferisce a cose che sono conosciute appena da Dio, alcune delle quali Lui volle comunicare agli uomini attraverso la Rivelazione (4).

Sarebbe da aspettarsi, dunque, che nei lavori teologici di S. Tommaso d'Aquino si trovassero, e di fatto si trovano, altri e più profondi conoscenze su Dio, sulla contemplazione e su i rapporti di essa con l'educazione che oltrepassano i limiti di una trattativa filosofica, e che, non potendo essere raggiunti da essa, molto abbiano ad aggiungere al nostro argomento. Per questo motivo, il pensiero completo di S. Tommaso d'Aquino sul ruolo della contemplazione nell'educazione solo potrebbe essere esposto tenendo conto dei suoi lavori considerati teologici, non appena in quello che essi contengono di filosofico, ma anche di propriamente teologico, come già avevamo commentato nell'inizio di questo lavoro. 

La Sacra Scienza, però, è il meglio dell'opera di S. Tommaso d'Aquino.  Sarebbe da aspettarsi, perciò, che per esporre convenientemente il tema della contemplazione e dell'educazione alla luce della Sacra Scienza tale come è esposta da San Tommaso, fosse necessario non appena più un capitolo, ma un'altro libro, anche più grande del presente. Un'esposizione completa del medesimo, per conseguenza, oltrepasserebbe sicuramente i limiti della nostra dissertazione. Per questo motivo, ristringeremo questo capitolo finale a segnalare direttive generali per una migliore comprensione delle limitazioni della trattativa seguita fino al presente momento. Però, anche così, per che l'argomento possa essere trattato dentro dell'ambito di un solo capitolo, dovremo introdurre in esso dui altri modi di procedere dei quali non avevamo fatto uso nei capitoli precedenti. 

Il primo consiste in che, nonostante il tema della contemplazione ed educazione alla luce della Scienza Sacra possa essere trattato esclusivamente con i testi di S. Tommaso d'Aquino, per che essi potessero essere compresi secondo il modo come si presentano nell'opera di Tommaso, saremmo obbligati ad esposizioni molto lunghe, così lunghe che dovrebbero essere capitoli indipendenti. Ciò occorre perché, nonostante gli argomenti di S. Tommaso considerati in se stesso siano abbastanza chiari, loro soltanto emergono con la sua vera forza quando sono condotti fino ai loro fondamenti ultimi ed inseriti nel restante dell'assieme della sua opera, quando allora emergono con tutta la sua evidenza. Per questo motivo, nel presente capitolo, invece di ristringerci appena ai testi di S. Tommaso d'Aquino, faremo uso di tutta la tradizione cristiana, dove lei si espressi con più chiarezza con meno necessità di argomentazione; mostreremo, in seguito, come queste stesse conclusioni si trovano nelle opere di S. Tommaso d'Aquino. In questo modo, non scappiamo da ciò che ci avevamo proposto originalmente in questo lavoro; trattasi appena di un ricorso che ci permetterà di abbreviare la presentazione, perdendo qualcosa della profondità di quelle giustificative che vanno fino agli ultimi fondamenti, no, però, la chiarezza dell'esposizione. 

Il secondo modo di procedere é conseguenza della stessa necessità che motiva l'anteriore. Chi conosca l'argomento percepirà che non daremo le ragioni profonde di molto che sarà presentato nel presente capitolo; alcune conclusioni dovranno essere segnalate anche senza maggiori giustificative, e altri argomenti correlati che dovrebbero essere trattati saranno omessi. La ragione è che la nostra intenzione sarà più quella di far vedere i limiti della trattativa filosofica al tema della contemplazione che fare una trattativa teologica completa del medesimo; procedere diversamente sarebbe scrivere un'altro libro. Questo è, inoltre, il motivo per il quale al presente capitolo  si è dato il titolo appena di prospettiva teologica.

 


Riferimenti

(1) In librum De Divinis Nominibus Expositio, C. 1, l. 1, 11. 
(2) Summa Theologiae, Ia, Q.1 a.2. (3) Idem, loc. cit.. (4) Idem, Ia, Q.1 a.6.